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“GOVERNARE IL CAMBIAMENTO” – Cons. Tesoriere Avv.…

14 Ottobre 2022

“GOVERNARE IL CAMBIAMENTO”
di
Alessandro Graziani

Chi ha partecipato all’ultimo Congresso Nazionale Forense, ha potuto apprezzare il fatto che una significativa componente dell’Avvocatura  si sia giustamente dedicata a sostenere le condivisibilissime motivazioni per le quali debba essere quanto più avversato l’utilizzo della “giustizia predittiva” nello svolgimento dell’attività giudiziaria.

Se la presa di posizione dell’Avvocatura possa -con le dovute distinzioni- essere altamente condivisibile, ritengo che la migliore tutela da questo indirizzo sia apprestata da quella deprecabile burocrazia che, affliggendo tutto il sistema amministrativo italiano, manifesta -anche nel settore Giustizia- una prospettiva di talmente lungo periodo da non porre a repentaglio, almeno a breve termine, i fondamentali principi dell’ordinamento giudiziario nazionale.

È tuttavia necessario evitare che la comprensibile e spontanea avversione degli Avvocati nei confronti della “giustizia predittiva” contamini il più vasto perimetro in cui si articola il campo d’azione dell’Intelligenza Artificiale.

Da ormai molto tempo, la nostra collettività si è definitivamente indirizzata verso una realtà completamente digitalizzata: pensare di tenerne fuori da questo contesto il settore dei servizi professionali appare essere un obiettivo di assoluta retroguardia.

Dunque, anche noi Avvocati non dobbiamo avere paura dell’apporto dell’Intelligenza Artificiale, nell’errato convincimento che essa possa solo condurre al fenomeno della “giustizia predittiva”.

Invece, come già avviene in altri contesti professionali, dobbiamo individuare nel contributo dell’Intelligenza Artificiale quella opportunità di rilancio della qualità delle nostre prestazioni forensi, andando ad occupare più vasti ambiti di lavoro grazie all’apporto che possono dare anche queste nuove tecnologie.

Al momento, tra gli Avvocati, si registra perlopiù solo superficiale ignoranza del fenomeno e spaventevole sensazione che l’algoritmo possa essere lo strumento che sostituirà l’opera intellettuale dell’Avvocato.

Questo, invece, né dovrà, né potrà mai essere.

Tuttavia, non possiamo negare che -come si suol dire-  “la tecnologia non chiede permesso”.

Il nostro futuro è già in allestimento, se è vero che il “pacchetto digitale” proposto dalla Commissione europea a dicembre 2020 ha già segnato l’affermazione dell’Unione Europea come centro di potere sovrano sull’ambiente digitale, non solo rispetto alle grandi imprese multinazionali che gestiscono il flusso di informazioni in internet, ma anche rispetto agli Stati nazionali (per realizzare tale obiettivo, la Commissione europea si è mossa principalmente lungo tre direttrici, la prima delle quali è costituito dal data sharing per lo sviluppo di sistemi di intelligenza artificiale).

Se dunque la nostra Società continentale si muove in questa direzione, può l’Avvocatura ignorare il fenomeno, limitarsi a contrapporsi sterilmente e rinunziare ad avvalersi di una così preziosa risorsa? 

Io credo che sia indispensabile avvicinare gli Avvocati all’utilizzo degli strumenti di Intelligenza Artificiale, esaminandone le potenzialità che possano offrire, così da consentire agli studi legali di competere con successo con altre più pervasive realtà professionali in nuovi e più redditizi segmenti di mercato; quegli stessi  ai quali, in passato, appariva più difficile accedere a causa di limiti oggettivi di organizzazione e di investimenti (in elaborazione dei dati, capacità del software, formazione degli utenti e via dicendo).

Solo così sarà possibile offrire agli Avvocati una credibile prospettiva per migliorare la qualità dei loro flussi di lavoro e, a cascata, dei conseguenti ricavi.

Ciò, tuttavia, comporta che gli Avvocati maturino una nuova consapevolezza, acquisendo competenze ulteriori che consentano loro di destreggiarsi nella platea delle nuove opportunità, brandeggiando consapevolmente  gli strumenti più coerenti con abitudini, esigenze ed inclinazioni proprie di ciascuno di noi.

Proprio dopo le ultime giornate congressuali a cui abbiamo partecipato, la classe forense direttiva è chiamata ad essere protagonista attiva del cambiamento e non più semplice spettatore.

Se è vero che l’Intelligenza Artificiale non dovrà mai primeggiare sulla professione forense e che i suoi strumenti non porteranno alla sostituzione dell’Avvocato con l’algoritmo (cosa che io ritengo impossibile, ancora per lungo tempo), tuttavia sarà necessario che la classe forense si impegni proprio in questa direzione, per fare comprendere tanto l’esigenza della trasformazione, quanto la necessità dell’utilizzo con consapevolezza degli strumenti dell’Intelligenza Artificiale nella nostra amata professione forense.

La speranza è che, terminati dei lavori congressuali, l’Avvocatura si ponga come protagonista nei vari settori e campi di azione dell’Intelligenza Artificiale, non lasciando ad altri che lo facciano in sua vece ma governando il cambiamento da una vera posizione di autonoma supremazia nel decidere il proprio consapevole itinerario.

Dipartimento Comunicazione, Cons. Avv. Andrea Pontecorvo

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