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“NO ALLE CAUSE CIVILI AI NOTAI”

“NO ALLE CAUSE CIVILI AI NOTAI”

Si pubblica la lettera indirizzata al Direttore de Il Sole 24 Ore una lettera in replica all’editoriale “E se affidassimo le cause civili ai notai?”, apparso il 3 ottobre scorso sulla sezione Norme e Tributi di tale testata:
Roma, 3/10/25

​​​​​​Spett.le
IL SOLE 24 ORE S.P.A.


(omissis)
Egregio Signor Direttore,
l’edizione di sabato 3 ottobre scorso ha ospitato un editoriale (“E se affidassimo le cause civili ai notai?”) che impone una riflessione seria e responsabile.
L’articolo che propone di affidare ai notai la funzione giurisdizionale di primo grado muove dalla constatazione della reale lentezza della giustizia civile ma giunge a una conclusione del tutto fuorviante ed assolutamente non condivisibile, né sul piano giuridico né su quello istituzionale.
È bene sottolineare che la giurisdizione è una funzione propria e specifica dello Stato e, per questo, mal si inquadra nell’ambito delle prestazioni professionali, quali sono le attività il cui svolgimento è affidato ai notai.
Amministrare la Giustizia non è un servizio da esternalizzare ma una funzione pubblica essenziale, esercitata in nome del popolo e fondata su principi costituzionali di indipendenza, imparzialità e soggezione soltanto alla legge.
Pur essendo pubblici ufficiali, i notai non sono certamente organi giurisdizionali: esercitano funzioni di controllo e autenticazione, non di decisione di controversie; la loro attività è, per definizione, finalizzata alla ricognizione ed alla certificazione, non alla risoluzione del contenzioso.
Trasferire ai notai il potere di emettere sentenze esecutive significherebbe snaturare la stessa architettura della Giustizia ed introdurre un sistema di “giurisdizione privata” del tutto privo di adeguate garanzie di terzietà e di controllo.
In ogni caso, è sin troppo evidente che il problema della lentezza dei processi non si risolve cambiando i giudici ma riformando l’organizzazione della Giustizia.
La durata dei processi civili è un problema strutturale, legato a carenze di organico, sovraccarico burocratico, scarsa digitalizzazione e complessità delle norme processuali.
È vero che, negli ultimi anni, si sono compiuti tentativi di riforme, purtroppo dimostratesi di limitatissima portata perché non adeguatamente accompagnate dai necessari supporti.
Così, noi tutti abbiamo assistito alla riforma Cartabia, che ha tentato velleitariamente di potenziare gli strumenti di definizione accelerata del processo, puntando assai sulla promozione dei metodi alternativi di risoluzione delle controversie (mediazione, negoziazione assistita e arbitrato) nel disperato tentativo di alleggerire il carico giudiziario senza alterare le garanzie di legalità.
Tutto ciò non è valso a sufficienza, né poteva esserlo; però, affidare la giurisdizione civile ai notai sarebbe, al contrario, un arretramento culturale: una scorciatoia apparente che non affronta le cause vere della crisi della Giustizia civile.
Eppoi, indubbiamente, l’imparzialità e il controllo giurisdizionale verrebbero certamente compromessi.
Seppure esperto di certi settori del diritto civile, il notaio non è estraneo alle dinamiche economiche e relazionali del territorio in cui opera. Essendo un professionista, è del tutto naturale che mantenga rapporti professionali con molte delle identità che potrebbero essere parti in giudizio.
Neppure l’idea di assegnare le cause “a rotazione” garantirebbe un’effettiva terzietà e, anzi, moltiplicherebbe i rischi di conflitti di interesse, favoritismi o sospetti di parzialità.
Il sistema giudiziario, invece, si fonda su un reclutamento rigoroso e su un regime di incompatibilità e di trasferibilità che tutela l’indipendenza del giudice da ogni pressione locale o economica.
Inoltre, nell’editoriale si afferma che “in quasi tutta Europa” i notai svolgerebbero compiti simili: ciò non è affatto vero.
In nessun Paese europeo i notai pronunciano sentenze.
Certamente i notai sono chiamati ad autenticare atti, registrare transazioni, certificare successioni o accordi ma non certo risolvere contenziosi in termini processuali e con i crismi dello ius dicere.
Nei grandi paesi europei, quali sono la Francia, la Spagna e la Germania, la funzione giudiziaria resta rigorosamente separata da quella notarile.
Infine, ritengo ingiusta, ingenerosa e fuorviante l’affermazione secondo cui i giudici civili non hanno più voglia di occuparsi della materia.
Nei tribunali italiani operano numerosissimi magistrati civili che, pur tra difficoltà strutturali, garantiscono ogni giorno decisioni di alta qualità giuridica, con professionalità e dedizione.
Semmai, è il sistema che va sostenuto, non sostituito.
Occorre valorizzare la magistratura civile, investire nella formazione e nelle risorse, rendendo ancor più attrattiva una carriera che, sovente, subisce oggi accuse offensive e denigratorie.
Dunque, la proposta di affidare la Giustizia civile ai notai è certamente suggestiva e bizzarra ma anche e soprattutto impropria e pericolosa.
La Giustizia non è un servizio da appaltare.
È e deve restare un potere dello Stato, un presidio dei diritti ed una garanzia di eguaglianza.
La vera sfida non verte sul “chi decide” ma come rendere più efficiente chi ha il dovere e la legittimazione a decidere: i giudici della Repubblica.
Per questo, egregio signor Direttore, La prego di accogliere la mia richiesta di pubblicazione a questa mia, negli stessi termini di cui all’editoriale “E se affidassimo le cause civili ai notai?”.

Con gratitudine, Le invio i migliori saluti
Avv. Alessandro Graziani"