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Istanza di liquidazione onorari difensore di ufficio…

21 Maggio 2015

 

ESTRATTO DAL VERBALE DELL’ADUNANZA DEL 14 MAGGIO 2015

(omissis)

 

Il Presidente Vaglio ed il Consigliere Scialla comunicano che il 23 aprile 2015 il Giudice della IV Sezione del Tribunale Penale di Roma, Dott. Pierluigi Picozzi, ha proposto questione di legittimità costituzionale a seguito di istanza di liquidazione presentata da un difensore di ufficio, inerente gli onorari per la difesa di ufficio dei c.d. irreperibili di fatto.

Il Magistrato nell’articolare le sue argomentazioni giuridiche, invero non condivisibili, esprime considerazioni profondamente offensive nei confronti dei difensori di ufficio, laddove afferma: “L’agevole accesso al rimedio di cui alla norma che si intende sottoporre al vaglio di legittimità introduce l’ultimo degli aspetti di contrasto della stessa con il dettato costituzionale e, in particolare, con i principi di buon andamento ed imparzialità dell’amministrazione e di ragionevole durata del processo di cui agli articoli 97 e 111 della Costituzione. La certezza di vedere remunerato il proprio operato, infatti, indipendentemente da ogni valutazione circa la sua efficacia e, soprattutto, la sua necessità e da ogni confronto con il proprio cliente, può, infatti, spingere il difensore – al di là di ogni considerazione degli aspetti deontologici di tale comportamento – ad effettuare scelte di strategia processuale che non siano finalizzate al miglior interesse del suo assistito, ma a garantirsi un più alto compenso. Le modalità di liquidazione degli onorari del difensore da parte del giudice, previste dalla legge, portano, infatti a ritenere meno vantaggioso per il legale, ad esempio, adire un rito alternativo a quello ordinario ovvero inducono la proposizione di impugnazioni anche nel caso di palese infondatezza delle stesse. Tutte soluzioni che il controllo del proprio assistito o la consapevolezza delle difficoltà nel recupero del proprio credito, comune a quella di qualsiasi altro professionista, contribuiscono a calmierare, con notevole sgravio per le già ingolfate strutture giudiziarie“.

Il Giudice sopra menzionato evidentemente non tiene in nessuna considerazione la circostanza che il difensore di ufficio consente con il suo impegno personale, quasi sempre non retribuito o solo simbolicamente liquidato, il regolare funzionamento dei processi, né tantomeno dimostra di conoscere la storia di cui l’Avvocatura va fiera ricordando sempre con orgoglio che, per consentire la celebrazione del processo contro il nucleo storico delle Brigate Rosse nel 1976, dinanzi la Corte di Assise di Torino, il Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Torino Fulvio Croce, assumendo la difesa di ufficio degli imputati, nonostante le minacce di morte, sacrificò la sua vita, venendo assassinato il 28 aprile 1977.

Le associazioni più rappresentative in materia, Camera Penale, Associazione Nazionale Forense – Gruppo Penalisti – e l’Associazione dei Difensori di Ufficio, hanno trasmesso al Consiglio il loro documento sulla vicenda, per favorire una più opportuna valutazione su quanto avvenuto.

(omissis)

Il Consiglio, in considerazione della gravità delle affermazioni contenute nella citata ordinanza del Dott. Picozzi, delibera di segnalare l’accaduto al Consiglio Superiore della Magistratura, al Consiglio Giudiziario e al Presidente del Tribunale di Roma, Dott. Mario Bresciano, affinché assumano tutti i provvedimenti conseguenti. Dichiara la delibera immediatamente esecutiva e dispone l’invio della stessa a tutti gli iscritti e la sua pubblicazione sul sito istituzionale.

Delibera altresì di chiedere un parere all’Avv. Giovanni Maria Flick, con studio a Roma in Via del Babbuino n. 141, e all’Avv. Francesco Saverio Bertolini, con studio a Roma in Via C. Ferrero di Cambiano n. 82, sulla legittimazione dell’Ordine degli Avvocati di Roma ad intervenire nel giudizio davanti alla Corte Costituzionale.

 

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