Riepilogo carrello

Il tuo carrello è vuoto

Prodotti nel carrello: 0
Totale prodotti: € 0,00

Prosegui al carrello

News

2022-01-22

News in evidenza
Il Discorso del Presidente Paolo Nesta all’Inaugurazione dell’Anno Giudiziario 2025

Il Discorso del Presidente Paolo Nesta all’Inaugurazione dell’Anno Giudiziario 2025

CERIMONIA DI INAUGURAZIONE DELL’ANNO GIUDIZIARIO 2025 PRESSO LA CORTE D’APPELLO DI ROMA INTERVENTO DEL PRESIDENTE DEL COA DI ROMA PAOLO NESTA "Sig. Presidente della Corte, Sig. Procuratore Generale, Autorità tutte presenti, Care Colleghe e Colleghi, intervengo alla cerimonia distrettuale di inaugurazione dell’anno giudiziario 2025, quale rappresentante dell’Avvocatura romana e distrettuale, nella consapevolezza che l’inaugurazione dell’anno giudiziario è un’occasione importante per fare un bilancio sull’andamento della Giustizia in Italia e per rinnovare il nostro impegno in favore di una giustizia efficiente, equa e vicina ai cittadini. - La Riforma Cartabia, di cui al DLGS 150/2022, ha perseguito la finalità, come è noto, di accelerare i tempi dei processi mediante la semplificazione delle procedure e la modernizzazione del sistema giudiziario italiano, nel settore civile e in quello penale. Ebbene questo obiettivo, in particolare con riferimento al settore civile, non appare essere stato conseguito, tenuto conto dell’attuale durata effettiva dei giudizi e del c.d. disposition time. Il dato, che emerge al riguardo, è l’aumento della durata media effettiva dei procedimenti civili in Tribunale, 460 giorni nel 2023, in crescita rispetto ai 433 giorni del 2022, e 466 giorni al 30 giugno 2024 con prevedibile aumento nel secondo semestre del 2024, tenuto conto del periodo feriale e del conseguente rallentamento delle attività. Va rilevato, però, che l’arretrato è in calo, atteso che i procedimenti, pendenti in Tribunale da oltre tre anni, alla fine del 2023 erano 254158, con una riduzione del 17% rispetto al 2022 e del 21,8% rispetto al 2021. Parimenti, nell’ambito della Corte d’Appello di Roma l’arretrato ultra biennale, ponendo a raffronto i dati del 2020 con quelli dell’anno 2023, risulta diminuito da 23.306 a 17.246 procedimenti nel settore civile (meno 32%) e da 32.630 a 30.312 procedimenti nel settore penale (meno 7,6%), con significativa riduzione, peraltro, dei procedimenti definiti per intervenuta prescrizione, pari al 53,22% nell’anno 2020 ed al 34,6% nel 2023. In presenza di tale situazione di criticità è entrato in vigore recentemente il DLGS n. 164/2024, noto come correttivo della Riforma Cartabia, con l’intento di perfezionare e chiarire alcuni aspetti della precedente Riforma e, quindi, di rendere le procedure più snelle, così garantendo una migliore funzionalità del processo civile. - Pur nell’apprezzamento dello sforzo di migliorare l’efficienza del processo civile, non può essere sottaciuto che le riforme del processo non sono sufficienti per risolvere il problema del carico processuale e della sollecita definizione dei procedimenti, se non si pone rimedio a quello che è il vero “vulnus”, ossia la carenza di strutture e soprattutto di organico dei Giudici e del personale amministrativo, che si protrae, ormai, da decenni e che è andato sempre più accentuandosi. Tale carenza, avvertita in quasi tutti i Distretti giudiziari italiani, assume aspetti di particolare gravità nel distretto della Corte d’Appello di Roma, dove i Giudici e gli Avvocati sono chiamati ad operare in una realtà territoriale, straordinaria per dimensioni e popolazione, con risorse insufficienti se rapportate alla mole dei procedimenti pendenti. - Parimenti inaccettabile è la situazione degli Uffici del Giudice di Pace del Distretto del Lazio e soprattutto di Roma, dove esiste una scopertura dell’organico dei Giudici, in misura superiore al 72%, essendo stati in servizio, nel 2024, 56 Giudici sui 210 previsti, a fronte di una pendenza, su base annua, nel settore civile di oltre 33 mila ricorsi per decreto ingiuntivo e di 29 mila cause tra ordinarie e opposizioni a sanzioni amministrative, trattate da soli 41 Giudici assegnati al settore civile e con ugual situazione deficitaria nel settore penale. Il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma, negli scorsi mesi, è intervenuto per richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica e delle Autorità, lamentando non solo l’inaccettabile ritardo nella trattazione dei giudizi, ma anche evidenziando che l’ulteriore aumento di competenza del Giudice di Pace, previsto nell’anno 2025, avrebbe reso la situazione insostenibile, tenuto conto anche della grave carenza del personale amministrativo. In tale contesto abbiamo proposto alle Autorità ministeriali e al CSM soluzioni concrete, che prevedevano l’immediata immissione nelle funzioni giudicanti dei Giudici Onorari di Pace, già vincitori del concorso ed assegnati per un biennio all’Ufficio per il Processo del Tribunale. Prendiamo atto che un primo passo è stato fatto in quanto il Ministro della Giustizia con decreto legge 29 novembre 2024 n. 178 ha ridotto ad un anno l’assegnazione dei Giudici di Pace all’Ufficio per il Processo e a tal riguardo va sottolineata la tempestività con la quale il Presidente FF del Tribunale di Roma, subito dopo l’intervenuta modifica legislativa, ha disposto, in data 12.12.2024, l’immediata assegnazione di 16 Giudici presso gli Uffici del Giudice di Pace di Roma. - Uno dei capisaldi della Riforma Cartabia è la digitalizzazione del processo civile, certamente utile e in linea con l’evoluzione tecnologica, ma che, però, non deve andare a scapito della certezza del diritto, del giusto processo e della tutela delle garanzie difensive, con particolare riferimento al contraddittorio e all’oralità del processo, significativamente necessaria e, in taluni casi, indispensabile per realizzare il concetto di Giustizia. Purtroppo dobbiamo constatare l’esistenza di ostacoli legata alla mancata formazione del personale, all’inadeguata ed insufficiente manutenzione del sistema informatico esistente, che incide negativamente sul regolare funzionamento della Giustizia, creando situazioni di grave disagio agli operatori e agli Avvocati, nell’espletamento della loro attività. Difficoltà accentuata, per gli Avvocati, dalla mancata realizzazione di un'unica piattaforma, pur reiteratamente richiesta dall’Avvocatura e ribadita da una proposta di legge giacente in Parlamento, con identiche regole per tutti i riti, così da superare i sette distinti canali di deposito e di consultazione, oggi esistenti. - Siamo consapevoli che l’incremento degli organici dei Giudici e del personale amministrativo, unitamente al rinnovamento e all’efficace manutenzione delle piattaforme digitali, comportano un costo rilevante per lo Stato che deve farsi carico delle esigenze di bilancio, in funzione di altri servizi pubblici essenziali da assicurare alla cittadinanza. Dobbiamo osservare, però, che la Giurisdizione è una funzione primaria dello Stato e, quindi, deve poter fruire delle necessarie risorse economiche da porre a carico del sistema fiscale. Risorse economiche, peraltro, di non scarsa entità, tenuto conto del rilevante gettito derivante dalla Giurisdizione, in particolare dal contributo unificato e dall’imposta di registro applicata sui provvedimenti giudiziari. - Né può essere condivisa la recente novità normativa, introdotta dalla Legge di Bilancio 2025, che ha previsto l’aggiunta del comma 3.1 all’art. 14 del DPR 30.05.2012, recante il Testo Unico sulle spese di Giustizia, con la prevista impossibilità di iscrivere a ruolo le cause civili, salvi i casi di esenzione, qualora non sia effettuato il pagamento di almeno € 43,00. L’introduzione di tale pagamento, come peraltro accaduto nel corso degli ultimi anni con l’abnorme aumento del contributo unificato, limita l’accesso alla giustizia civile dei soggetti più deboli, economicamente e socialmente, in violazione del principio, costituzionalmente riconosciuto, che l’accesso alla Giustizia deve essere consentito a tutti, avendo consapevolezza che il problema del carico processuale non si risolve rendendo più difficoltoso o discriminando l’accesso alla Giustizia o comprimendo i diritti della Difesa. La Giustizia è un diritto universale e non un privilegio riservato a chi può permetterselo. - Parimenti nel settore penale la riforma Cartabia ha perseguito l’obiettivo di accelerare la definizione dei processi e di ridurre il numero dei procedimenti pendenti limitando, però, in taluni casi, l’effettività del diritto di difesa e dei valori del giusto processo nel nome di una pretesa efficienza e velocizzazione dei processi, come se il diritto di difesa fosse un ostacolo alla loro rapida conclusione, tale da giustificare sia la compressione dell’autonomo potere di impugnazione del difensore in danno dei soggetti più deboli, sia la previsione di nuove ipotesi di decadenza e d’inammissibilità legate ad aspetti puramente tecnici (errori nei depositi telematici o meramente formali come nei giudizi di impugnazione). Al riguardo è fortemente avvertita dall’Avvocatura l’esigenza di procedere, in tempi brevi, alla eliminazione di tutte quelle norme della riforma Cartabia che hanno limitato il diritto di difesa, così da ricostituire l’identità ed il ruolo costituzionalmente riconosciuto al difensore. La funzione giurisdizionale non può essere esercitata correttamente, secondo i dettami della Costituzione, se nell’esercizio di tale funzione non viene garantita l’effettività del diritto di difesa ed ogni sua ingiustificata limitazione viola i principi di legalità e democrazia, che costituiscono l’essenza dello Stato di diritto. L’Avvocatura è pronta a tutelare tali indefettibili e non negoziabili principi, sensibilizzando la società civile, i politici e gli organi di informazione, anche per ridurre significativamente la distanza esistente tra la cultura costituzionale dei diritti e la cultura sociale dominante, spesso orientata verso una deriva così giustizialista da identificare il difensore come complice del criminale o, ancor peggio, come difensore del crimine. E’ necessario diffondere la cultura del garantismo e far comprendere all’opinione pubblica che ogni cittadino, anche se accusato di efferati delitti, ha diritto alla difesa, che non deve essere in alcun modo limitata né tantomeno demonizzata. - Esprimiamo, altresì, la più profonda preoccupazione e lo sconcerto per le condizioni nelle quali continuano a vivere i detenuti nelle carceri italiane, senza che nessuno ascolti i continui appelli al rispetto dei diritti fondamentali delle persone in stato di detenzione. Carceri fatiscenti, sovraffollamento, condizioni degradate di vita anche per il personale di polizia penitenziaria, che hanno determinato, nel 2024, 88 suicidi tra i detenuti e anche suicidi tra il personale penitenziario. Di fronte a questa situazione drammatica, richiamata recentemente dallo stesso Presidente della Repubblica, è indispensabile intervenire senza preconcetti ideologici o visioni di parte, operando nel rispetto dell’art. 27 della Costituzione, il quale sancisce che le pene non debbono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere, invece, alla rieducazione del condannato. - Una questione cruciale e di attualità è la separazione delle carriere tra il Pubblico Ministero ed il Giudice. Al riguardo è necessario, nell’interesse primario dei cittadini, che sia evitata, pur nella diversità delle posizioni, una improduttiva e rigida contrapposizione tra i poteri dello Stato ed in tal senso l’Avvocatura è pronta ad impegnarsi, nei modi consentiti e nelle sedi opportune, per superare la grave conflittualità esistente. Va ribadito, però, il principio secondo cui il processo accusatorio richiede un Giudice terzo e imparziale rispetto al Pubblico Ministero e al Difensore nell’ambito di un contraddittorio che si deve svolgere, in attuazione dell’articolo 111, comma 2, della Costituzione, in condizioni di parità tra accusa e difesa, da intendersi non come uguaglianza di poteri tra PM e Difensori, ma come riconoscimento alla Difesa di poteri idonei a controbilanciare quelli spettanti al PM, il che vuol dire tutela assoluta e rafforzamento delle garanzie difensive per realizzare un effettivo contraddittorio. Il Giudice non solo deve essere ma anche apparire terzo e imparziale nella percezione dei cittadini e l’unicità della carriera tra Giudice e Pubblico Ministero, il fatto di provenire dallo stesso concorso, la possibilità del passaggio da una funzione all’altra, sia pure con i limiti introdotti, si rivelano fattori che incidono negativamente su tale percezione. Parità delle parti da attuare, sia ben chiaro, garantendo in modo assoluto l’autonomia e l’indipendenza del Pubblico Ministero, escludendo ogni controllo dell’esecutivo. Ciò in quanto ciascuno dei poteri dello Stato -legislativo, esecutivo e giudiziario- nessuno escluso, è tenuto a rispettare concretamente ed in ogni circostanza il principio della separazione dei poteri, evitando di porre in essere condotte che vadano a violare tale fondamentale principio, espressione della democrazia dello Stato e della volontà dei cittadini. Proprio l’esigenza di garantire l’effettività dell’autonomia, indipendenza ed obiettività, esige che il Pubblico Ministero nell’esercizio dell’azione penale sia immune da condizionamenti, specialmente di carattere politico, non spettando al Pubblico Ministero e nemmeno ai Giudici la risoluzione dei problemi sociali né una valutazione di carattere etico dei politici, avendo la Magistratura soltanto il compito di accertare, nel processo penale, la sussistenza o meno di fattispecie di reato nella condotta posta in essere dai soggetti in esso coinvolti. - Lo scorso anno, in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, ci eravamo soffermati sul ruolo, sempre più importante, che stava assumendo l’Intelligenza Artificiale, anche nell’ambito della Giustizia. A distanza di un anno constatiamo che siamo in una fase di costante evoluzione e di profonda trasformazione, in cui le tecnologie intelligenti cambieranno sempre più il volto del settore legale. Realisticamente siamo di fronte ad una nuova stagione dell’umanità e l’IA, con riferimento specifico alla Giustizia, costituirà un importante strumento per definire in tempi ragionevolmente brevi i processi, così da consentire l’attuazione del principio sancito dall’art. 111 della Costituzione. L’IA potrà costituire un importante banca dati, utile per la ricerca di filoni giurisprudenziali e per individuare gli orientamenti delle Corti e dei Tribunali territoriali, così da evitare inutili e costose vertenze giudiziarie. Sarà certamente utile per essere superiore all’uomo per quanto concerne la capacità di memoria, il lavoro ininterrotto, l’esclusione della incompetenza e della arbitrarietà, ma, come rilevato dalla Commissione Europea per l’efficienza della Giustizia, l’Intelligenza Artificiale, ossia la macchina, non è in grado: di sostituirsi all’essere umano nell’effettuazione di un ragionamento giuridico, men che meno di carattere sillogistico; nella scelta e nella interpretazione dei fatti rilevanti ai fini del decidere; non ha coscienza, intuizione, sensibilità, capacità di pensiero e di adattamento ad un fatto imprevedibile. Si basa, infatti, soltanto su precedenti contenuti in un software progettato senza alcuna garanzia di oggettività e competenza, oppure orientato a piacimento di chi lo ha creato. Sarà compito degli operatori del diritto, Avvocati e Giudici, approfondire i meccanismi specifici del settore tecnico – informatico, così da capire in che modo gli stessi possano essere messi a disposizione della collettività per conseguire benefici nel settore della Giustizia, compatibilmente con il rispetto dei principi della Costituzione. - In un’epoca che vede l’accentuarsi delle disuguaglianze e l’acuirsi dei conflitti, gli Avvocati, quali garanti della legalità e difensori dei diritti, memori che il Diritto come diceva Ulpiano, è “l’arte del buono e dell’equo”, ribadiscono l’impegno a tutelare con umanità e senso del dovere, i diritti fondamentali dell’uomo, difendendo la centralità della persona in tutte le sue dimensioni -dignità, libertà, uguaglianza- con particolare riferimento alle fasce più deboli della popolazione. Il nostro impegno non si esaurisce nell’aula di un Tribunale, ma intendiamo contribuire alla realizzazione di una società più giusta, dove i diritti fondamentali siano effettivamente garantiti a tutti, senza eccezioni. Pertanto, ad ogni componente rappresentativa dell’Avvocatura, istituzionale e politica, deve essere attribuito sempre il giusto riconoscimento ed adeguato rispetto e non è accettabile che il loro valore rappresentativo, ex lege previsto, sia sminuito e marginalizzato, come purtroppo accaduto recentemente, con provvedimenti inopportuni e, peraltro, privi di adeguata motivazione, che vanno ad incidere negativamente - non per fatto imputabile all’Avvocatura - sul rapporto esistente tra soggetti indispensabili per una corretta amministrazione della Giustizia. La Speranza ha due figli, diceva Sant’Agostino: il primo è l’Indignazione, il secondo è il Coraggio. L’indignazione serve per farci capire ciò che non ci piace, ciò che non riusciamo più a tollerare ed il coraggio serve per cambiare ciò che non ci piace. Ebbene, noi Avvocati nell’ambito di una collaborazione costruttiva con le Istituzioni e la Magistratura, basata sul rispetto reciproco e condivisione di obiettivi comuni, coltiviamo la Speranza che anche con il nostro determinante contributo in Italia si realizzi una Giustizia pronta ed efficiente, in grado di rispondere alle esigenze reali della società, così divenendo un presidio di legalità e uno strumento di pace sociale. Con tale auspicio, a nome dell’Avvocatura romana e di quella del Distretto della Corte d’Appello di Roma, porgo al Presidente della Corte, al Procuratore Generale e a tutti gli operatori della Giustizia, i migliori auguri di buon lavoro." Roma, 25.01.2025

Intervento del Presidente del COA di Roma all'inaugurazione dell'Anno Giudiziario 2022 (Roma, 22.01.2022)

Intervento del Presidente del COA di Roma all'inaugurazione dell'Anno Giudiziario 2022 (Roma, 22.01.2022)

CLICCA QUI PER VISUALIZZARE IL VIDEOCLICCA QUI PER L?INTERVENTO DEL PRESIDENTE GALLETTI (pdf)"Sig. Presidente della Corte, Autorità tutte presenti, ancora quest?anno ho il privilegio di rappresentare, nel breve tempo a disposizione dovuto al perdurante dell?emergenza epidemiologica, la posizione dell?Avvocatura romana e di quella distrettuale, portando dunque i saluti di tutti i Presidenti degli Ordini territoriali oggi collegati da remoto e, dunque, almeno virtualmente presenti, nonché del Presidente dell?Unione e dell?Organismo congressuale forense (la nostra organizzazione politica nazionale).Ancora oggi, a distanza di due anni dall?inizio della pandemia, avvertiamo il disagio di interventi legislativi ed amministrativi che, anziché semplificare e razionalizzare, hanno accentuato le criticità ed i disagi, esasperando talvolta gli animi già duramente messi alla prova dalla crisi sanitaria ed economica.Al riguardo mi limito a ricordare la scelta irrazionale di prolungare l?emergenza sanitaria per il solo comparto della giustizia civile e penale al 31 dicembre 2022, laddove per tutti gli altri settori il termine è fissato alla fine di marzo, lasciando evidentemente presagire che il virus ? in virtù di ignoti studi medici- attecchisca più a lungo sugli operatori del diritto civile e penale, nonché l?eterna delega conferita ai capi degli uffici giudiziari di emettere provvedimenti organizzativi con l?unico conforto di ?sentire? preventivamente l?autorità sanitaria ed i Consigli degli Ordini, determinandosi così inevitabilmente una babele di linee guida, disposizioni e circolari spesso diverse in ogni sede giudiziaria e, nelle sedi più complesse ed articolate come quella romana, diverse addirittura all?interno della stessa sede a seconda delle sezioni.Infine, come non ricordare l?ultima previsione che ha esteso le misure restrittive anche ai difensori per l?accesso agli uffici giudiziari, le stesse che ad ottobre erano diventate cogenti per i magistrati ed il personale amministrativo, ma che sono state estese agli avvocati soltanto col decreto legge di venerdì 7 gennaio e delle quali si è pretesa l?osservanza dal lunedì successivo, senza neppure consentire agli interessati il tempo necessario per adeguarsi e lasciando fuori dal perimetro operativo le parti ed i testimoni i quali ? sempre in virtù di ignoti studi medici ? sono stati ritenuti evidentemente indenni per la loro qualità dai rischi di contagiarsi e di contagiare gli altri.A fronte di scelte talvolta finanche illogiche ed irrazionali, non preventivamente concordate con il sistema ordinistico - che continua ad essere puntualmente ignorato nelle preventive consultazioni - e che pongono a rischio l?effettività della tutela dei diritti e delle libertà, rendendo sempre più complicata, se non addirittura impossibile, la vita professionale degli Avvocati che ne sono garanti e custodi, prosegue senza sosta il nostro impegno che non esito a definire eroico per garantire la prosecuzione della giurisdizione, tenendo fede al nostro ruolo sociale e costituzionale.Gli interventi necessari per il miglioramento del sistema sono evidenti e sotto gli occhi di tutti e ieri sono stati, come ogni anno, puntualmente evidenziati anche nel corso dell?inaugurazione dell?anno giudiziario presso la Suprema Corte.Occorre con urgenza porre mano a quella che il Presidente della Repubblica ha più volta definito l?ineludibile riforma dell?ordinamento giudiziario e del CSM così come ieri ha indicato lo stesso Ministro della Giustizia.E? urgente provvedere a ripianare le piante organiche della magistratura e del personale amministrativo anche mediante forme di reclutamento straordinario, perché non bastano le assunzioni previste con la realizzazione dell?ufficio del processo per la sola auspicata riduzione dell?arretrato entro il 2026 come imposto dal PNRR che pure potranno nell?immediato essere d?ausilio, laddove impiegate al meglio e non per supplire a compiti e mansioni diversi rispetto a quelli previsti.E? necessario investire in infrastrutture tecnologiche e nella telematica, superando il sistema anacronistico di deposito con ben 4 pec previsto per il processo civile telematico, portando finalmente a compimento il fascicolo penale telematico ed avviando il processo telematico per la giustizia c.d. di prossimità presso gli uffici del giudice di pace.E? indispensabile che il Ministro si assuma la responsabilità politica di dettare disposizioni organizzative chiare ed uniformi sul territorio nazionale che consentano finalmente la riapertura in sicurezza di tutti i varchi di accesso agli uffici giudiziari, la libera circolazione e la riapertura delle cancellerie, lasciando alla scelta dell?Avvocato, sulla base dell?urgenza e delle esigenze difensive, la decisione circa la possibilità di fruire o meno di sistemi di prenotazione telematici, telefonici o via mail che devono restare ed anzi essere implementati, ma che non possono continuare ad essere imposti come unico sistema di interazione.E? certo poi che, dal momento che si è imposto dalla sera alla mattina, dopo ben due anni di riflessione, l?obbligo del c.d. green pass per l?accesso agli uffici, non possono sussistere alibi ulteriori per restrizioni e contingentamenti e restano davvero inutilmente vessatorie le previsioni che impongono di interagire soltanto a distanza o in limitati periodi di tempo.Non è più tollerabile la presenza di magistrati, pigri e disorganizzati, i quali non sono neppure in grado di organizzarsi il lavoro, suddividendo il proprio ruolo per fasce orarie, donde gli Avvocati che per accedere in cancelleria devono prenotarsi prima per non assembrarsi, poi possono invece tranquillamente farlo fuori dalle aule di giustizia in attesa per ore che venga chiamato uno dei tanti giudizi stoltamente fissati alla stessa ora: questi comportamenti danneggiano anche la credibilità della magistratura ed i tanti magistrati scrupolosi che riescono ad organizzare puntualmente le loro attività. Il Consiglio si è più volte concretamente battuto sull?importanza della pubblicazione dei ruoli e della programmazione delle udienze per fascia oraria, impegnandosi ? direttamente e mediante proprie risorse ? nella pubblicazione tempestiva di tutti i ruoli trasmessi dagli uffici giudiziari e tale programmazione rappresenta un segno di civiltà giudiziaria che abbiamo conquistato per le esigenze della pandemia, ma oramai irrinunciabile anche per il futuro.A fronte delle criticità evidenziate non mancano le buone prassi che sono il frutto della incessante e fruttuosa interlocuzione istituzionale, basti pensare alla ottenuta disponibilità dei locali della caserma Manara già per la fine di quest?anno, alla prosecuzione di utili protocolli d?intesa come quello sulle copie esecutive telematiche o quello, preso come modello di riferimento anche altrove, che ci ha consentito di impedire che in Corte di Appello si svolgessero camere di consiglio virtuali, da remoto.Ieri il Ministro ha riferito dell?avvio di un processo virtuoso di riforme che richiederà sinergia tra tutti gli operatori del sistema giustizia e che la collaborazione istituzionale, oltre che un principio costituzionale e una regola di buona amministrazione, è un?esigenza imperativa nell?ambito dell?amministrazione della giustizia.Ebbene noi siamo d?accordo e dimostriamo ogni giorno di essere parte essenziale della giurisdizione: a Roma lo dimostriamo oramai da anni anche attraverso l?attività di continua supplenza offerta dalle istituzioni forensi e mettendo a disposizione importanti risorse economiche per fare fronte alle emergenze: un sostegno concreto che è diventato, soprattutto in questo periodo emergenziale, sempre più indispensabile e apprezzato.Il servizio offerto in supporto ai vari uffici dei giudiziari romani conta ancora quest?anno ben 13 unita che comportano una spesa annua di circa 600 mila Euro e che sono così dislocate: 2 unità presso gli Uffici del Giudice di pace, 4 unità in Tribunale per la liquidazione delle parcelle, 7 unità al Tribunale civile (2 delle quali all?ufficio informazioni e 2 alle esecuzioni immobiliari).Grazie poi al nostro straordinario impegno è stato possibile portare a buon fine anche il procedimento, mutato per così dire ?in corsa?, per l?abilitazione per l?esercizio professionale del quale è in corso la seconda prova orale, sia quanto al numero di colleghi impegnati nelle commissioni e sia per l?impegno economico, avendo dovuto accollarci ulteriori costi di personale e finanche quelli per il noleggio dei video indispensabili per assicurare i collegamenti da remoto tra la commissione ed i candidati.Tutte queste attività ulteriori poi si sommano a quelle ordinarie ed istituzionali che spaziano dalla tenuta di albi ed elenchi a Roma per oltre 30 mila iscritti (26.400 Avvocati) ai quali viene garantita una costante formazione gratuita e di qualità, all?esercizio della disciplina a livello distrettuale garantita dal Consiglio Distrettuale e, tanto per fare comprendere ancora meglio i numeri dei quali parliamo, per la sola ammissione al patrocinio a spese dello Stato, è stata necessaria l?istruttoria e lo scrutinio nello scorso anno di ben 9.323 istanze (5.228 di cittadini italiani e 4.095 di stranieri).Considerazioni analoghe possono essere svolte per gli altri Ordini del Distretto dove le difficoltà talvolta sono addirittura accentuate dalla penuria delle risorse a disposizione a fronte della quantità dei compiti da assolvere e dei servizi da offrire ai colleghi.Gli avvocati, dunque, nonostante la perdurante esasperazione dovuta ad un sistema fiscale oppressivo, pagano anche di tasca propria per riuscire a lavorare e così consentire il funzionamento del sistema della Giustizia e per fare sì che la giurisdizione torni ad essere vista dalla collettività non più come un problema ed un freno allo sviluppo, ma come una risorsa in grado di affermare la presenza del presidio statale sul territorio, di sostenere il sistema produttivo e di costituire adeguato presidio di legalità nel sistema di tutela dei diritti e delle libertà fondamentali.Noi ribadiamo perciò anche quest?anno la disponibilità a dimostrare nei fatti la volontà di proseguire nel ?patto per la giurisdizione? in virtù del quale tutte le componenti, legittimandosi e coinvolgendosi reciprocamente, si sostengono per fare recuperare alla giurisdizione quella credibilità e quel sostegno collettivo che le spettano quale luogo di elezione della tutela dei diritti, senza i quali sono a rischio gli elementi fondanti della nostra civile convivenza.E? davvero un peccato che il nostro ?modello distrettuale romano? del quale siamo orgogliosi non possa essere un esempio virtuoso da codificare e da seguire anche altrove: gli incontri mensili tra il nostro Ordine ed i capi degli uffici giudiziari, proseguiti e addirittura intensificati durante la perdurante fase pandemica, hanno consentito di meglio affrontare le tante difficoltà mediante lo scambio di informazioni, proposte e consigli, nonché di superare con lo strumento del dialogo innumerevoli situazioni di criticità.È con tale auspicio che, nel dedicare un ultimo pensiero ai colleghi, ai magistrati ed al personale amministrativo che ci hanno lasciato nel corso dell?anno scorso, porgo al Presidente della Corte, al Procuratore Generale ed a tutti i presenti l?augurio di buona salute e di buon lavoro per l?anno giudiziario che oggi si apre.Roma, 22 gennaio 2022Antonino Galletti"Dipartimento Comunicazione del COA ROMA, Cons. Avv. Andrea Pontecorvo