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Perseguitare l'avvocato della
controparte con telefonate, messaggi ed email minacciose,
addirittura presentando un esposto al Consiglio dell'Ordine
d'appartenenza della vittima, integra il reato di stalking.
È la decisione del Gup di Roma, che ha condannato un uomo di
44 anni a 8 mesi di reclusione (con pena sospesa) applicando la
misura di sicurezza della liberta' vigilata per un anno. Non
solo; pur ritenendo la capacita' d'intendere dell'imputato
grandemente scemata, non solo non sono state riconosciute le
attenuanti generiche, ma l'uomo e' stato condannato al
risarcimento dei danni in favore di tutte le parti civili,
ovvero l'avvocatessa, la sua cliente e il Consiglio dell'Ordine
degli Avvocati di Roma.
A rendere nota e spiegare la vicenda e' stato lo stesso Ordine
forense capitolino. La vicenda riguardava una lite fra un uomo e
la sua avvocatessa, che lo difendeva in questioni di natura
finanziaria. "I dissapori - si legge in una nota - sono poi
trascesi in atteggiamenti persecutori non solo nei confronti
della professionista, ma anche della sorella, a sua volta
avvocato, che l'aveva assistita nel presentare denuncia. Proprio
quest'ultima e' stata perse-guitata a lungo con telefonate mute,
messaggi minacciosi e perfino con un delirante esposto anonimo
fatto pervenire al Consiglio dell'Ordine della Capitale".
Proprio il Coa di Roma, rappresentato dall'avvocato Giovanna
Gallo, si e' costituito in giudizio come parte civile. "Abbiamo
voluto sostenere la collega non solo perche' come Ordine forense
romano prestiamo particolare attenzione alle questioni di genere

  • spiega il Presidente Paolo Nesta - ma anche a tutela e difesa
    della dignita' dell'avvocato, che deve essere libero sempre di
    esercitare la professione senza condizionamenti di sorta. Per
    questo siamo molto soddisfatti della pronuncia del Gup, che ha
    riconosciuto in maniera limpida e cristallina il principio
    dell'indipendenza dell'avvocato. Ci auguriamo che la decisione
    rappresenti un monito per tanti che pongono in essere
    comportamenti non consoni nei confronti dei loro legali".
    (ANSA).